
In foto, una MOC di Francesco Cutolo, alias no_bricks_land, mostra Napoleone Bonaparte durante l’esilio a Sant’Elena (1815-1821), dove l’imperatore venne recluso dai britannici dopo la sconfitta militare di Waterloo. Il diorama si ispira a vari quadri dedicati al periodo dell’esilio, in cui Napoleone è ritratto in riva al mare intento a scrutare l’orizzonte, nella vana speranza di fuggire dalla prigionia.
La salute già debilitata di Napoleone si deteriorò durante l’esilio a Sant’Elena, a causa soprattutto del clima inospitale dell’isola, caratterizzato da continui sbalzi termici, venti e piogge. Dal febbraio 1821, le condizioni del generale corso si aggravarono rapidamente per il progredire del tumore allo stomaco. Dopo alcuni giorni di agonia, la sera del 5 maggio 1821, Bonaparte morì. Prima di spirare, si era confessato e aveva ricevuto i sacramenti. La notizia del decesso di Napoleone giunse in Europa due mesi dopo, nel luglio 1821: fu nell’occasione che Alessandro Manzoni, commosso dalla notizia, scrisse di getto l’ode Il cinque maggio, entrata poi nel canone letterario italiano. Nonostante il desiderio di essere sepolto in riva alla Senna, il governatore britannico dell’isola impose di tumularlo a Sant’Elena. Soltanto nel 1840, su richiesta di re Luigi Filippo d’Orleans, le spoglie fecero ritorno a Parigi e inumate, con una solenne cerimonia, all’Hôtel des Invalides.
Il 5 maggio 1821 si spegnava l’uomo che per quasi due decenni aveva segnato le sorti dell’Europa. Napoleone rimane una figura catalizzatrice e controversa, che divise i contemporanei e tutt’oggi è oggetto di discussione, come dimostrano le polemiche sorte in corrispondenza del bicentenario della morte. Le accuse mosse al corso sono molteplici. Gli è soprattutto imputato di aver tradito la rivoluzione e creato un regime dispotico di stampo militare, basato su un solido apparato poliziesco e propagandistico, privando i cittadini di diritti politici e della libertà di riunione, movimento e stampa. I difensori controbattono che la dittatura e l’impero furono necessari a ridare stabilità a una Francia al collasso e a difendere le conquiste della rivoluzione, permettendo la loro consolidazione nel tempo, senza gli eccessi del “Terrore”: il periodico napoleonico sarebbe, pertanto, una fase nuova della rivoluzione. Il Codice napoleonico (1804) ribadì in linea di principio l’uguaglianza davanti alla legge dei cittadini e riaffermò varie conquiste rivoluzionarie (meritocrazia, tassazione egualitaria, coscrizione obbligatoria, libertà d’impresa…). L’esercito, la principale base di consenso dell’imperatore francese, rimase un’istituzione meritocratica, al cui interno era possibile fare carriera. Tuttavia, la proclamata uguaglianza del Codice non si realizzò nel concreto: la donna era subordinata al marito e i padroni godevano di ampi poteri sui lavoratori, ridotti alla stregua di servi. Inoltre, Napoleone ristabilì la schiavitù nelle colonie, abolita dai rivoluzionari.
Indubbiamente, l’espansionismo napoleonico permise la diffusione di vari principi rivoluzionari nel continente. Nei territori europei invasi, il regime napoleonico modernizzò le istituzioni, ridusse il potere del clero e della nobiltà, introdusse il Codice e varie innovazioni della rivoluzione (come il sistema di misurazione unificato). I cambiamenti furono accolti con entusiasmo dai ceti borghesi e dagli intellettuali. Ma oltre che un riformatore, Napoleone fu soprattutto un conquistatore e un fine stratega militare. La costruzione dell’impero, per mezzo di una macchina militare efficientissima (la Grande Armée), avvenne al prezzo di violenze, distruzioni e saccheggi. Per sostenere economicamente lo sforzo militare francese, le regioni occupate furono spogliate di tesori e opere d’arte, mentre sulle popolazioni soggiogate venne imposto un opprimente sistema di tassazione. Il dominio napoleonico si scontrò in varie regioni con le resistenze delle masse popolari che, in parte condizionate dal clero e dalla nobiltà in parte ostili alle innovazioni francesi, talora insorsero contro l’occupante, come in Spagna. Queste insorgenze furono represse con estrema durezza dalle truppe napoleoniche. Il bilancio delle guerre napoleoniche fu drammatico: morirono circa sei milioni di persone, l’economia europea era al collasso e la Francia in bancarotta.
Come hanno ribadito vari storici, Napoleone resta un personaggio estremamente complesso, ma del quale non si può negare la grandezza e la centralità. L’epoca a cui diede il nome costituì un passaggio fondamentale della storia europea e mondiale, che influenzò l’avvenire dell’intero continente. La sua figura e le sue gesta ebbero una duratura influenza sulle arti e sulla letteratura. Per questo, pare necessario ricordarlo e parlarne, mettendo in evidenza le luci e le ombre della sua vicenda.
Per approfondire
Risorse online
Il Tempo e la Storia – Le riforme di Napoleone, documentario di RAI Storia
Libri
Vittorio Criscuolo, Ei fu. La morte di Napoleone
Andrew Roberts, Napoleone il Grande