A guardia del Muro

Grenztruppen (Truppe di confine) a guardia del Muro a Berlino, nel quartiere centrale denominato Mitte. Nella foto, un’accurata ricostruzione di Othila6 su Instagram. Le guardie del Muro sono una delle immagini iconiche più famose della storia della DDR e più in generale della guerra fredda. La foto più celebre è senz’altro quella di Conrad Schumann, la guardia che fuggì a Berlino ovest scavalcando il filo spinato nei giorni in cui veniva costruito il muro. Il testo è di Edoardo Lombardi.

Simbolo per antonomasia della Guerra fredda e della divisione tra la Germania federale (BRD) e quella comunista (DDR), il Muro di Berlino è diventato oggi un simbolo polivalente di quell’epoca: da rovina a monumento, da strumento di morte a oggetto della cultura pop, da emblema della Germania Est ad archetipo di separazione.

La sua costruzione, nome in codice Aktion Rose, ebbe inizio nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 dopo che, nei mesi precedenti, numerosi esponenti del Partito di unità socialista di Germania (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands, SED) avevano negato a più riprese la volontà di generare un’escalation sul confine tra le due Berlino. Celebre, e a suo modo ironica, la risposta che Walter Ulbricht aveva dato poco tempo prima nel corso di una conferenza stampa: «Niemand hat die Absicht, eine Mauer zu errichten» («Nessuno ha intenzione di erigere un muro»).

La stessa SED informò i cittadini della DDR della chiusura ermetica dei confini solo il giorno successivo l’inizio dei lavori, il 14 agosto. Quella mattina, l’organo di stampa del partito annunciava che erano in atto «le misure per la difesa della pace e della sicurezza della Repubblica democratica tedesca»: nella narrazione ufficiale della Germania Est, queste misure presero il nome di Antifaschistischer Schutzwall (barriera di difesa antifascista).

Ma quali furono le ragioni che condussero la DDR a una decisione così drastica? In sintesi, si può affermare il motivo principale risiedesse nella profonda crisi demografica del paese, in atto ormai da molti anni. A partire dalla fine della guerra, il fenomeno migratorio dalla parte orientale a quella occidentale, la prima amministrata dai sovietici dal 1945 al 1949, aveva interessato un numero considerevole di persone. Nel complesso, si parla di un milione e mezzo di civili ed ex-militari, sfollati o dissidenti (questi ultimi a partire dalla fine del conflitto mondiale), numeri destinati a crescere fino a due milioni e mezzo fino al 1961. In realtà, la crisi maturata all’interno della Repubblica democratica era molto più profonda: il tessuto sociale del paese era ancora provato da due crisi, quella politica-interna e diplomatica del 1948 e la rivolta di Berlino del 1953. Tardavano, inoltre, a manifestarsi gli effetti benefici a lungo periodo della nuova politica economica e di maggiore democratizzazione, promossa a più riprese dal partito.

Tuttavia, il Berliner Mauer rappresentava solo una parte dell’ampio programma di autodifesa della Germania Est. Oltre all’enclave di Berlino, la DDR fortificò in maniera sempre più massiccia la sua frontiera esterna tra il 1961 e il 1989, ponendovi a guardia più di un reparto armato: se alla costruzione del perimetro berlinese parteciparono attivamente molte unità, dall’esercito (NVA) ai riservisti dei collettivi operai (Kampfgruppe der Arbeiterklasse), negli anni seguenti le mansioni vennero distribuite in modo più sistematico. Tralasciando la Volkspolizei (VoPo), molto presente nei notiziari occidentali ma scarsamente impegnata nel presidio del confine, il corpo preposto alla sorveglianza del confine era quello delle Grenztruppen der DDR (lett. «Truppe di confine»). Con esse collaboravano attivamente le unità del MfS (Stasi), la Zollverwaltung der DDR e molti altri dipartimenti del Ministero degli Interni.

Per approfondire

Risorse online

Fondazione “Muro di Berlino”

Conferenza stampa di Walter Ulbricht (15 giugno 1961)

Libri

Falanga Gianluca, Non si può dividere il cielo. Storie dal Muro di Berlino

Falanga Gianluca, Il ministero della paranoia. Storia della Stasi

Martini Magda, Schaarschmidt Thomas (a cura di), Riflessioni sulla DDR. Prospettive internazionali e interdisciplinari vent’anni dopo

Taylor Frederick, The Berlin Wall. A world divided, 1961-1989

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